Prima di conoscere Luca, o meglio prima di conoscere la sua svolta indipendentista, la mia opinione sull’indipendentismo era quella dell’uomo comune medio italiano: ‘sti indipendentisti sono tutti legati al passato tutto folklore e feste paesane o sono come i leghisti razzisti e ignuranti. Un po’ è vero, nel senso che ci sono tanti indipendentisti purtroppo ancora legati al folklore della cosa e tanti leghisti razzisti, ma il punto su cui mi focalizzavo era sbagliato. Prendersela con questa fauna umana fatta di partitini risibili che cercavano di spartirsi poltrone mi distoglieva dalla domanda fondamentale: l’indipendentismo è una credibile soluzione libertaria?
Durante questo anno con LibertariaNation insieme a Luca e agli altri ho letto e mi sono informato molto e credo di aver maturato una posizione che si possa definire coerente col libertarismo. Il libertario deve leggere l’indipendentismo come un fenomeno storico e sociale e non come una posizione politica o filosofica a cui aderire o meno. Come tale è solo uno strumento per raggiungere altri fini. In poche parole: non possiamo disintegrare lo stato? Lo smantelliamo pezzo per pezzo in realtà minori sempre più piccole. Non possiamo abbattere l’Agenzia delle Entrate? La cantonizziamo. Non possiamo eliminare i partiti parassiti italiani? Li atomizziamo tagliandogli la fonte da cui bevono, ovvero Roma.
Ma non è una moltiplicazione di stati? Può darsi ma poiché sono piccoli hanno bisogno di commerciare e parlare tra di loro. Ecco la parola magica: commercio. Non avendo le risorse interne devono trovarle all’esterno e così facendo la mentalità dei governanti e dei cittadini si apre al libero mercato. E’ un attacco ai fianchi, non diretto, che ha bisogno di generazioni per avverarsi.
Il mio obiettivo è quello di creare tante piccole Svizzere o Singapore o Hong Kong o Liechtenstein. Perché se c’è una cosa certa è che tutti gli stati che ho come modello sono piccoli o addirittura città-Stato. Ci sarà un motivo perché gli unici nostri modelli libertari sono minuscoli?
Ora si sta affacciando una possibilità straordinaria, unica nel suo genere. Una finestra temporale storica che rimarrà nei libri di storia per secoli così come accadde con quel fenomeno di unificazione che chiamiamo Risorgimento. La Catalogna è pronta ad indire un referendum sull’indipendenza dalla Spagna. L’altro giorno è stata decisa la data per il referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. Qualche giorno fa sono state depositate le 20000 firme necessarie per chiedere al consiglio veneto di indire un referendum sull’indipendenza del Veneto. La giornata ha ricevuto una copertura internazionale senza precendenti ma sfortunatamente in Italia tutti hanno fatto finta di non vedere (“Veneto: la nostra Catalogna” titola con un post ad hoc Carlo Lottieri). Son sicuro che nei prossimi mesi i Paesi Baschi si muoveranno nella stessa direzione. Mi aspetto la risoluzione del problema del Belgio con la secessione fiamminga. Purtroppo non mi aspetto granché da altre realtà che storicamente sono state tra le prime a chiedere l’indipendenza come la Corsica e la Sardegna – il Partito Sardo d’Azione è il più vecchio partito politico italiano e indipendentista.
La frammentazione degli stati nazionali è l’inizio di una nuova era. Perché se è vero che l’istituzione degli stati nazionali è stata l’inizio del socialismo allora la loro dissoluzione segnerà la disfatta di quest’ultimo.
Quindi a mio parere appoggiare l’indipendentismo di queste nazioni senza rappresentanza è coerente con l’essere libertari e dovrebbe essere parte integrante del nostro messaggio filosofico e politico. Anzi, è facendo proprio l’indipendentismo che possiamo condizionare l’evoluzione di questi stati in senso più libertario possibile. O come dice Paolo Amighetti citando il discorso di Lottieri al Convegno di Gallio :
“Urge un «contro-risorgimento», per smantellare il castello nazionale ottocentesco: e per noi la Catalogna può diventare il simbolo carico di significato che fu la Grecia per i patrioti del 1821.”
L’unico problema a mio parere sulla nostra strada è quello di liberarsi dallo stereotipo del leghista. L’opinione pubblica associa all’indipendentismo la Lega Nord e questo è un male. Primo perché la Lega Nord è mal vista da buona parte degli italiani e secondo perché la Lega Nord è uno dei parassiti più socialisti che siano mai comparsi in Italia dal fascismo in poi.
Viva la Catalogna, viva la Scozia, viva il Veneto, viva la Sardegna liberi!