Anche se molti dissentiranno ho sempre pensato che la parola su cui si debba basare il libertarismo sia moralità. Lo so, non suona bene soprattutto dopo averla sentita milioni di volte in bocca a personaggi che non hanno nulla di morale. Io la vivo così: appropriarsi del denaro altrui è immorale, decidere della vita di altri è immorale, parassitare è immorale, lo Stato è immorale. Quindi di conseguenza il libertarismo mi traccia la via per un moralismo razionale. Ripeto questo non è il modello ufficiale (ma perché esiste?) del pensiero libertario che si basa su altri argomenti – giusnaturalismo – ma credo che sia insito in quel bellissimo principio di non aggressione di cui andiamo tanto fieri.
Detto questo, a volte mi fermo e mi chiedo se per noi libertari sia “morale” utilizzare soldi pubblici oppure no. Penso a rimborsi, borse di studio, fondi bebé ecc. e via discorrendo. Cioè tutti quei soldi (pochi) che il governo distribuisce a destra e a manca e che volenti o nolenti spesso ci vengono proposti. E’ giusto che un libertario acceda a queste piccole fonti di denaro estorte con la forza a qualcun altro? E’ morale l’uso di questo denaro che potremmo definire “sporco”?
La risposta è… non lo so. In linea di principio mi rifiuterei di ricevere e utilizzare questi soldi perché derivano dalla violenza e vengono “donati” dal nemico Stato. Ma allo stesso tempo, una parte di quei soldi non è mia di diritto? Non ho forse anch’io contribuito con le mie tasse ad accumulare quella somma? Ricevere questi soldi è anche un modo per riprendere possesso del denaro estorto. Ma allo stesso tempo accettarli significa entrare nel diabolico ingranaggio statalista e diventare parte del sistema. Ma è davvero possibile stare fuori dal sistema o ignorarlo quando è impossibile starne fuori o ignorarlo?
Insomma credo che abbiate capito che il mio è un dilemma morale, appunto. Come si dovrebbe comportare allora un libertario di fronte a questi dilemmi fintanto che c’è lo Stato?